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martedì 6 maggio 2014

LA RETE DEGLI STUDENTI DOMANDA. IO RISPONDO

"Choose4europe" è la campagna promossa dalla Rete degli Studenti (sindacato studentesco impegnato quotidianamente nella rappresentanza e nella difesa dei diritti degli studenti) per informare ed incentivare giovani e studenti esercitare il proprio diritto di voto.
La Rete degli Studenti mi ha rivolto alcune domande sul mio impegno per l’Europa. Qua potete trovare le mie risposte


Cosa dovrebbe fare l'Unione Europea rispetto alle drammatiche difficoltà della Grecia?

Quello che dovrebbe fare per tutte le nazioni che la compongono: il senso di essere degli stati uniti anziché singoli non può essere altro che quello di sviluppare metodi solidali, misure che servano per acquisire vantaggi dai punti di forza del singolo paese e che restituiscano vantaggi per i punti di debolezza. Europa deve essere un soggetto unitario che miri ad allineare gli standard di ogni componente a quelle più elevati. Ad esempio, se in un paese c’è uno statuto dei lavoratori equo, gli altri paesi dovrebbero allinearsi a quello. Stesso ragionamento per sanità, scuola, sistema fiscale e pensionistico, politiche abitative e ambientali. Se uno stato è in difficoltà non gli possono essere applicate le stesse regole economiche che uno stato in salute riesce a seguire. Questo approccio è già la risposta anche alle domande seguenti.

I dati sulla disoccupazione in Italia e in Europa sono allarmanti, in particolare rispetto all'occupazione giovanile e femminile. Quali provvedimenti dovrebbe promuovere l'Unione su questo terreno?
Deve intervenire chiedendo al governo italiano di concentrarsi su queste azioni. Se l’Europa definisce standard europei, in ogni campo, automaticamente ogni paese potrà fare una sorta di autovalutazione rispetto agli scostamenti e decidere di conseguenza le azioni prioritarie.

Come si aiuta l’occupazione giovanile e femminile?
1. Immediata riforma scolastica introducendo l’apprendistato nella formazione, non nella collocazione lavorativa, in modo da far uscire dal percorso scolastico persone già pronte per il lavoro; a livello universitario ciò significa aumentare considerevolmente l’apprendimento tramite laboratori, stage, tirocini.
2.     La disoccupazione giovanile è legata, in parte, alla disoccupazione adulta: moltissimi lavori una volta tipicamente riservati a giovani oggi vedono l’impiego di persone che hanno perso il lavoro. È pertanto illusorio, ad esempio, applicare sgravi contributivi solo per i giovani; il costo del lavoro deve diminuire per tutti i lavoratori indipendentemente da genere, età, esperienza.
3.      L’occupazione femminile è strettamente legata all’assenza dei servizi alla famiglia o alla loro inaccessibilità perché troppo costosi. Bisogna tornare ad avere asili nido e scuole materne pubbliche in cui il costo richiesto sia solo il contributo mensa e non un importo che copra parte delle spese di gestione. Bisogna investire su servizi pubblici rivolti agli anziani: cohousing per anziani con riduzione dell’autosufficienza; consegna pasti a domicilio; assistenza domiciliare; case di riposo, il tutto a prezzi accessibili. L’investimento sul supporto ad anziani sufficientemente autosufficienti riduce la loro collocazione in strutture ricettive, permette la loro permanenza in famiglia più a lungo, e consente una riduzione del peso dei lavori di cura che sono ancora quasi totalmente a carico delle donne.

Quasi tutti i Partiti – italiani ed europei – rivendicano l'importanza strategica del comparto della formazione come volano per superare la crisi economia. Quali misure sosterebbe se venisse eletto in Parlamento Europeo?
1.      Assicurare il diritto allo studio eliminando iniqui test di sbarramento che hanno il solo scopo di favorire i profitti di strutture private adottando la modalità presente in altri paesi, come il Belgio, dove la selezione avviene al termine del primo anno accademico ed è pertanto legata alla reale e concreta competenza espressa.
2.      Legare la formazione a serie analisi sui fabbisogni formativi, che a loro volta vanno legati alle politiche di sviluppo che l’Europa intende avviare per ciascun paese. Ad esempio, paesi come Grecia e Italia sono per l’Europa fonte importantissima di impiego nel turismo. La formazione finora utilizzata è stata proficuamente svolta per sviluppare competenze in quest’ambito, ma non è mai stata collegata alle altre politiche necessarie per raggiungere l’obiettivo concreto di aumentare il turismo in una specifica zona. Ad esempio in Basilicata, bellissima regione italiana pochissimo frequentata dal turismo, sono state realizzate strutture ricettive invidiabili, con grande cura dell’accoglienza e grandi competenze. Nulla però è stato fatto sulla raggiungibilità dei luoghi cui sono stati destinati gli investimenti, nel contempo si continua ad investire sul trasporto su gomma in altre regioni o su inutili grandi opere. La formazione, in conclusione, deve essere parte di un piano complessivo, relativo ad una specifica zona, che affronti tutti gli aspetti necessari a modificare concretamente quel contesto, rendendolo fonte di benessere.
3.      Rendere i fondi europei accessibili a tutti senza che ci sia bisogno di esperti in fondi europei!

L'Unione Europea dovrebbe promuovere politiche di promozione dei diritti civili negli Stati membri, in particolare rispetto ai diritti della comunità LGBTQI?
È inaccettabile che una cittadina o un cittadino si debba considerare fortunata o fortunato ad essere nata in uno stato piuttosto che in un altro. Se in Europa ci sono stati dove le persone LGBTQI godono di identici diritti rispetto al resto della popolazione, quello non può che essere lo standard comune a tutti gli stati membri. Ciò vale per tutti i diritti: divorzio (senza separazione), aborto, istruzione, salute, casa, lavoro. Bisogna aver chiaro che quando un diritto non è per tutti, automaticamente cessa di essere diritto per diventare privilegio. In quanto tale, in qualsiasi momento anche chi ne gode può vederselo negato.

L'Italia, rappresentando uno dei maggiori centri di approdo per immigrati provenienti illegalmente da Paesi economicamente meno sviluppati, ha visto scatenarsi un importante dibattito interno rispetto al ruolo dell'Unione nella gestione dei flussi migratori. Quali politiche in materia di immigrazione dovrebbe assumere l'Unione Europea?
L’Unione Europea deve essere consapevole che i profughi non vogliono venire in Italia, ma in Europa. Lo sbarco e tutti i successivi interventi deve essere direttamente gestito dall’Europa o, per maggiore efficienza, dall’Italia ma su delega europea. Oggi in Europa i capitali e le merci circolano liberamente mentre le persone sono costrette a muoversi nella clandestinità: cambiare le politiche migratorie significa cambiare questo approccio al fenomeno delle migrazioni

La crisi economia, politica e sociale del nostro continente ci pone di fronte ad importanti interrogativi rispetto al futuro dell'Unione. Quali scelte deve compiere e a quale prospettiva deve mirare, secondo Lei, l'Unione Europea in questa difficile fase della propria storia?
Deve decidere che cosa vuole essere. Si può essere tante cose, una potenza economica, o bellica ad esempio. Ma Europa, il vecchio continente, non è definito così perché culla della cultura? Non deve quindi mirare ad investire su arte, spettacolo, beni naturali, restauro, recupero, manutenzione, valorizzazione dei centri storici delle città, delle culture tradizionali, dell’artigianato, di un modo di vivere collettivo unico al mondo? A me sembra una via da percorrere limpida, coerente, l’unica strada possibile per un’altra Europa, quella per cui è nato il concetto stesso di Unione europea: l’Europa dei popoli.

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