Questo è
il manifesto che l'assemblea regionale dei comitati territoriali
"L'altra Europa con Tsipras" ha preparato per la presentazione di una
lista alternativa di sinistra alle prossime elezioni regionali in Emilia Romagna, non alleata con
il PD. Vi invito a sottoscriverlo per partecipare alla co-costruzione della
nostra proposta politica per un'Altra Regione.
MANIFESTO PER LE ELEZIONI REGIONALI
"Siamo radicali perchè la realtà è radicale"
(Alexias Tsipras)
(Alexias Tsipras)
Tutto ciò che nel tempo ha esaltato l’Emilia Romagna oggi
è messo in discussione: il suo sistema scolastico e formativo,
la qualità del welfare (sanitario e sociale), il suo patrimonio culturale e
paesaggistico. È in crisi profonda il nostro sistema produttivo, quel modello
emiliano-romagnolo un tempo invidiato in tutto il mondo e che oggi stenta a
produrre e distribuire equamente ricchezza.
Viviamo ormai in un territorio “inquinato“: la cappa delle polveri sottili che
incombe sulla pianura padana è alimentata da uno sviluppo superato e distorto,
dominato dal “ciclo del cemento”, da un traffico veicolare privato insostenibile,
da un sistema di smaltimento dei rifiuti arretrato, dal degrado conseguente
l’abbandono della montagna, dalla devastazione degli alvei fluviali e
dall’inadeguata manutenzione del territorio. Una regione inquinata anche dal
clientelismo e dalla criminalità organizzata, di cui troppo tardi si è
percepita l’estesa infiltrazione nel tessuto economico e sociale.
È in crisi la democrazia in tutte le sue articolazioni, dai consigli
di quartiere alle Province destrutturate senza un chiaro progetto, ai consigli
comunali ridotti al silenzio da leggi che concentrano tutto il potere nelle
mani dei sindaci e delle giunte. Una tendenza pienamente recepita dalle riforme
del governo Renzi che, in nome della “governance”, mira a rendere anche le
istituzioni statali organi non elettivi, senza un reale controllo democratico.
L’ideologia della “governance” nella nostra regione si è estesa da tempo alle società
partecipate come Iren ed Hera, diventate vere e propri conglomerati che
agiscono fuori dal nostro territorio, più dedite al conseguimento di ricchi
dividendi per i soci privati e lauti stipendi al proprio management che
all’interesse pubblico, scaricando i costi sulle bollette che pagano le
persone. Una situazione insostenibile che porta all’indebitamento e alla
privatizzazione di fatto, che è il vero fallimento della
politica che ha reso questi soggetti società per azioni a suo tempo.
Eppure
esiste un’altra Emilia-Romagna che in questi anni non è stata a guardare. Un’altra Emilia-Romagna
che ha difeso i diritti e i beni comuni come acqua, scuola, casa, lavoro e salute. Che ha vinto
i Referendum, ma
ha visto la peggior politica ignorare quei risultati. Che è impegnata nella
difesa della Costituzione nata
dallaResistenza,
capace di tessere reti di solidarietà e mutuo aiuto. Che ha prodotto
singolari esperienze locali di produzione socialmente e ambientalmente
sostenibile e liste civiche che stanno amministrando bene alcuni
territori. Che è consapevole dell’attacco agli spazi democratici e agli
strumenti di partecipazione popolare. Che crede che quegli
spazi e quegli strumenti vadano non solo difesi, ma ampliati e ridefiniti, e da
tempo chiede forme di partecipazione reali e riconosciute dalle istituzioni.
Che mette a fondamento del suo agire i principi costituzionali di eguaglianza e
solidarietà, che crede che l’istruzione sia un diritto e non un servizio a pagamento, che crede
nella laicità e nel multiculturalismo.
Che valorizza la cultura.
La ricchezza di lotte, proposte e buone pratiche
amministrative, in rete tra loro, è un patrimonio importante per uscire dalla
crisi diversi e migliori, per raggiungere l’obiettivo di rendere la nostra
regione la meno diseguale e la più solidale d’Europa.
La
Regione che vogliamo guarda al futuro con gli occhi dei precari, delle donne che non riescono a conciliare
la maternità con
una vita dignitosa,
delle lavoratrici e dei lavoratori espulsi dal mondo del lavoro, degli artigiani e delle partite IVA a cui viene negato il credito per
poter continuare ad essere produttivi, delle giovani coppie che
non hanno accesso per i loro figli alla scuola dell’infanzia pubblica e non
possono permettersi una casa, dei giovani single e di chi vive solo,
di chi difende i propri diritti all’autodeterminazione
nelle scelte riguardanti
la vita, l’orientamento sessuale, la maternità e il fine vita, di chi è
sprofondato nelle nuove povertà, dei terremotati e
alluvionati, dei
migranti che ci raggiungono fuggendo da fame e
guerre.
Noi, in primo luogo, diciamo NO all’austerità e ai tagli
alla spesa pubblica.
Vogliamo rilanciare gli investimenti per un nuovo modello di società e di sviluppo che rafforzi il sistema di welfare e gestisca i beni comuni in forma pubblica e partecipata; che scommetta su una conversione ecologica dell’economia per contrastare la precarietà, difenda il lavoro, crei nuova occupazione di qualità. È indispensabile lavorare per una nuova società realmente solidale anche con l’introduzione del reddito minimo garantito.
Vogliamo rilanciare gli investimenti per un nuovo modello di società e di sviluppo che rafforzi il sistema di welfare e gestisca i beni comuni in forma pubblica e partecipata; che scommetta su una conversione ecologica dell’economia per contrastare la precarietà, difenda il lavoro, crei nuova occupazione di qualità. È indispensabile lavorare per una nuova società realmente solidale anche con l’introduzione del reddito minimo garantito.
Diciamo No alle grandi opere inutili che devastano il territorio.
Vogliamo
un’economia fondata sul risparmio energetico e l’uso di energie pulite e rinnovabili,
sulla difesa dell’ambiente e
della salute,
sulla salvaguardia del suolo, sui trasporti pubblici efficienti a supporto di un nuovo modello
di mobilità, su un’agricoltura ecologica e biologica, sulla ricerca scientifica,
l’innovazione tecnologica e la formazione per sostenere e qualificare il sistema
delle imprese
locali, riconoscendo l’immensa ricchezza di quelle piccole e medie che, rinnovate e coordinate fra loro,
potrebbero garantire la qualità della produzione e la dignità del lavoro.
Un modello che, ripartendo dai cittadini e dai
loro bisogni, ritorni al centro dell’innovazione sociale in un nuovo patto tra democrazia, partecipazione e sostenibilità e
riporti la nostra altra Emilia
Romagna ad essere protagonista nel dibattito nazionale ed internazionale.
Le prossime elezioni regionali possono essere l’occasione
per un percorso che, a partire dall’esperienza alle europee de “L’Altra Europa
con Tsipras” e della sua presenza attiva, faccia nascere una lista aperta, di
cittadinanza e
di forti competenze che mobiliti persone, comitati, movimenti, esperienze civiche e forze organizzate,
verso un’altra Regione che
parli con chiarezza il linguaggio della partecipazione, della democrazia e
dell’equità e del benessere sociale.
Una Regione che non vuole lasciare indietro più nessuno, perché le persone vengono prima dei profitti.
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Cara cittadina, caro cittadino,
abbiamo redatto questo appello con il metodo della partecipazione deliberativa
di persone, movimenti e partiti, metodo che pensiamo essere la “nuova politica”
di cui necessita il governo degli enti locali, per superare l’astensionismo e
l’esclusione, per combattere lo strapotere della finanza e dei gruppi che ne
detengono il controllo.
Ti
chiediamo di unirti a noi con la sottoscrizione di questo appello e con
l’impegno a partecipare attivamente nella co-costruzione della nostra proposta
e nell’adesione alla mobilitazione democratica sulle quali vogliamo siano
ricostruite le istituzioni della nostra Regione.
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