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domenica 26 ottobre 2014

INTERVISTA A STEFANO LUGLI SU PRIMA PAGINA DEL 26/10/2014

Il quotidiano Prima Pagina, edizione di Modena, ha pubblicato il 26 ottobre 2014 questa mia intervista. La puoi leggere qua.

Il 23 novembre, alle elezioni regionali, sarà candidato per la lista L’Altra Emilia Romagna che nasce dall’esperienza europea con Tsipras. È Stefano Lugli, che nel suo ruolo di segretario Regionale di Rifondazione Comunista ha traghettato il partito in questa esperienza politica

LUGLI: UN PIANO PER CREARE 50.000 POSTI DI LAVORO
SEL? PRONTA A REALIZZARE LE POLITICHE DI DESTRA DEL PD

Lugli, che cos’è L’Altra Emilia Romagna?
«È una lista di sinistra che raccoglie il grande lavoro dei Comitati nati a sostegno di Tsipras in occasione delle elezioni europee e a cui Rifondazione non ha mai smesso di contribuire. Si tratta di una lista della sinistra di cittadinanza e candida persone impegnate nelle principali vertenze attive in Regione. Il mio stesso profilo di persona che da anni si batte in numerose battaglie ambientali la rappresenta a pieno».

Avete scelto come candidata una insegnate di Parma. È la persona giusta?
«Cristina Quintavalla è stata candidata come me alle europee ed ha alle spalle una lunga esperienza nei movimenti per i diritti del lavoro e contro lo sfruttamento del territorio, ed è stata anche consigliera comunale. Recentemente ha contribuito alle mobilitazioni che hanno portato alle dimissioni del sindaco di Parma. Ha le carte in regole per parlare alla regione con gli occhi di chi conosce le sofferenze della società».

Ma alle europee con voi c’era Sel, che alle regionali è alleata con il Pd. Come giudica questa scelta?
«È una scelta che rispetto ma che trovo incomprensibile. Davvero non comprendo come possa Sel stare in una coalizione con un Pd che fa politiche di destra e candida Presidente Bonaccini che è il braccio destro di Renzi, ovvero la garanzia della continuità in Regione delle politiche renziane che in Parlamento Sel contesta. Una contraddizione enorme con l’aggravante di aver interrotto un percorso unitario a sinistra».

Quali istanze porterebbe in Regione?
«Il lavoro prima di tutto. In Regione la disoccupazione è al 9% e quella giovanile è al 33%. Con un job act che non investe un euro nella creazione di lavoro ma certifica la precarietà a vita per chiunque. La Regione risponde alla crisi con logiche vecchie confondendo lo sviluppo con la costruzione di nuove autostrade. Proponiamo un piano per il lavoro che crei 50.000 occupati attraverso la messa in sicurezza del territorio e la riconversione ecologica dell’industria. E proponiamo che le enormi risorse destinate alle quattro nuove autostrade siano dirottate per questo obiettivo».

Lei vive e lavora nell’area del cratere sismico. Quali proposte per la ricostruzione?
Ogni giorno mi muovo nella bassa modenese e quando dico che la burocrazia frena la ricostruzione parlo di abitazioni che impiegano due anni prima di avviare i lavori e questo si traduce nel fatto che l’87% delle risorse per la ricostruzione devono ancora essere spese. È una situazione non più tollerabile a cui vogliamo porre rimedio. E la prima cosa da fare è mettere mano a una struttura commissariale che non risponde a nessuno, nemmeno al Consiglio regionale.

Il decreto sblocca Italia potrebbe riaprire molte vertenze modenesi. È preoccupato?
Il decreto Sblocca Italia è una mina per questo territorio. Consolida la privatizzazione dell’acqua, consente l’arrivo di rifiuti da ogni parte d’Italia e riapre la possibilità di realizzare lo stoccaggio gas di Rivara eliminando il parere delle regioni. E poi la Cispadana, il fatto che la Regione abbia ceduto la realizzazione dell’opera allo Stato non è altro che la certificazione del fallimento di chi insegue un’opera sbagliata dal 2006. Mi fa sorridere Bonaccini quando promette il consumo zero di suolo e al tempo stesso l’Autostrada Cispadana.

Dalle europee alle regionali. Perché questo impegno?

«Perché c’è un filo conduttore che lega il rigore iniquo dell'Europa all'austerity del governo nazionale fino ai tagli imposti alle Regioni che sono poi pagati dalla cittadinanza con riduzioni dei servizi e privatizzazioni. Noi vogliamo risalire dal basso questo filo per portare in Regione le nostre proposte anticrisi e fare dell’Emilia Romagna la Regione meno disuguale d’Italia». 

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